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Ecco un confronto costruttivo tra le mascherine KN95, ffp2 e ffp3.
La classificazione delle mascherine DPI in Europa segue nomenclature che non sono valide universalmente e un caso esemplare è dato dalla mascherina KN95.
In altre parti del mondo, infatti, vengono impiegati metodi di verifica e di classificazione dei dispositivi di protezione individuale completamente differenti da quelli europei.
Si tratta di un modello che si è molto diffuso specialmente durante le settimane di lockdown che hanno caratterizzato la Fase 1. La penuria di DPI e mascherine chirurgiche in Italia, infatti, ha portato a chiedere aiuto anche ad altre nazioni.
Tra quelli che hanno risposto con maggiore prontezza vi è la Cina, da poco uscita dalla fase più critica del contagio da Covid-19. Proprio la classificazione cinese delle mascherine DPI (Dispositivi di Protezione Individuale) fa riferimento al tipo KN95, certificato dal GB2626-2006.

Una mascherina particolarmente diffusa tra tutti gli operatori sanitari e le forze dell’ordine, la KN95 si è rivelata estremamente utile nella lotta al Coronavirus.
Adesso che le acque si sono decisamente calmate e la produzione europea di mascherine FFp (certificate secondo la norma europea UNI EN 149-2001) è decisamente aumentata, si può procedere con una più attenta analisi delle caratteristiche di ciascuna, in modo da lasciare ai singoli cittadini la libera scelta su quale acquistare.
Differenze tra la norma GB2626-2006 e quella UNI EN 149-2001
La differenza tra la norma in vigore nella Repubblica Popolare Cinese, la GB2626-2006, e quella in vigore nell’Unione Europea, la EN 149-2001, permettono di farsi un’idea più precisa sui diversi valori riportati dai dispositivi provenienti dall’una o dall’altra.
La normativa cinese non si applica ai dispositivi protettivi contro i gas o vapori nocivi ma a dispositivi non alimentati che purificano l’aria dalle particelle potenzialmente dannose. Nel caso del coronavirus, si tratta dei droplet, le particelle emesse con l’espirazione, gli starnuti o semplicemente il parlare.
In base a questa iniziale distinzione, la GB2626-2006 distingue tre tipi di dispositivi di protezione:
- Mascherine usa e getta
- Semimaschere con parti sostituibili
- Maschere intere
In base a questa iniziale distinzione, poi, vengono separati i dispositivi KN (filtri di particelle non oleose) e KP (filtri di particelle oleose e non oleose).
Contro il Covid-19 sono stati impiegati prevalentemente dispositivi KN, classificati in tre diverse tipologie:
- KN90
potere filtrante del 90% - KN95
potere filtrante del 95% - KN100
potere filtrante del 99,97%
La normativa europea UNI EN 149-2001, invece, prevede una classificazione più semplice, tra mascherine monouso (NR) e mascherine facciali riutilizzabili (R).
Le maschere filtranti impiegate per la lotta al SARS-Cov-2 appartengono alla classe delle FFp (Filtering Face Protection), definite “semimaschere filtranti contro particelle o maschere per polveri sottili”.
In base a questa classificazione si distinguono:
- FFp1
potere filtrante del 80% - FFp2
potere filtrante del 94% - FFp3
potere filtrante del 99%
Nel vedere le differenze tra il KN95 e le FFp2 e FFp3, inoltre, bisogna tener conto della diversa misurazione dei loro valori.
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Misurazione diversa dei valori: KN95, FFp2 e FFp3

La misurazione dei valori per determinare il potere filtrante delle maschere europee sottostà a test multipli diversi rispetto a quelli sperimentati in Cina.
La qualità dei test è pressoché la stessa, con la differenza che in Europa la misurazione della resistenza di espirazione e inspirazione viene eseguita su valori variabili di pressione e di concentrazione delle sostanze nell’aria.
Si tratta di un dettaglio che concerne per lo più l’impiego industriale delle mascherine e non tanto la loro adozione come validi strumenti per la lotta al Covid-19: le normative, sotto questo punto di vista, possono essere considerate equivalenti.
Differenza tra KN95 e FFp2
I simili risultati dei testi sulle mascherine FFp2 e KN95 permettono di dire, con un elevato grado di esattezza, che i due modelli sono altrettanto validi.
La mascherina KN95 ha mostrato, nei test, un potere filtrante superiore alla FFp2 di appena l’1% ma, d’altro canto, la UNI EN 149-2001 sancisce che il test deve essere fatto su portate d’aria diversa, con un massimo di 95 l/min.
Allo stesso modo, in Europa il test viene condotto su aria con concentrazioni di NaCl e olio di paraffina.
In Cina, invece, la GB2626-2006 sancisce che i test devono essere condotti con portata d’aria di 85 l/min (10 litri in meno rispetto all’Europa) e con aria con concentrazioni solo di NaCl.
Si tratta, tuttavia, di minuzie tecniche rilevanti solo e soltanto per l’applicazione industriale della mascherina stessa.
Le variazioni di sostanze presenti nell’aria e dei massimi di portata, infatti, non influisce sul risultato della mascherina per proteggere dal Covid-19 ma sulla sua efficacia in situazioni in cui tali concentrazioni possono davvero incorrere.
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Differenza tra KN95 e FFp3
La mascherina FFp3 è un diretto upgrade della FFp2: il suo potere filtrante è nettamente superiore sia alla KN95 che alla FFp2.
Per questo motivo potrebbe sembrare che si tratti di un modello decisamente migliore.
Purtroppo non è solo il potere filtrante a influire sulle prestazioni di una mascherina. Rispetto alla KN95, infatti, la FFp3 aderisce talmente tanto bene al viso da rendere estremamente difficile il ricambio di aria interno.
Questo significa che indossare una FFp3 per tempi prolungati ne abbatte significativamente l’efficacia: l’umidità che si accumula all’interno ne indebolisce le cariche elettrostatiche tra le fibre che intrappolano le particelle attraverso cui si diffonde il virus.
Le FFp3, infatti, sono per lo più impiegate con un filtro, il quale, tuttavia, ne abbatte il filtraggio dell’aria espirata dal 99% ad appena il 20%, rendendole poco sicure per gli altri.
Per questo motivo, nonostante le prestazioni migliori, la KN95 continua ad essere più diffusa e impiegata della mascherina FFp3, la quale è in dotazione (con filtro) alle forze dell’ordine e agli operatori sanitari, ovvero a quelle classi professionali a rischio che sono costantemente monitorate.