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Stai pensando di acquistare mascherine su Wish? Ecco perché dovresti evitare.
Purtroppo una crisi come quella indotta dal Coronavirus non viene presa seriamente da tutti e la questione delle mascherine Wish (non certo dei DPI) ne è stato un esempio.
L’e-commerce cinese che sta spopolando sui Social, ha infatti iniziato a proporre ogni tipo di prodotto, dalle mascherine lavabili non certificate a prezzi stellari ai presunti “test kit” per il coronavirus.
Sotto il mirino dell’Antitrust, Wish sembra aver compiuto un grosso passo falso, pensando al Covid-19 come un’opportunità più che come un’emergenza seria da fronteggiare.

Uno scandalo che riguarda sia le mascherine facciali riutilizzabili che i vari gadget anti-coronavirus.
Attualmente le indagini sono aperte sia per la ContextLogic Inc, società che gestisce la piattaforma, sia per la ContextLogic B.V., società di diritto olandese che si occupa del settore dell’e-commerce europeo.
Andiamo a vedere cosa è successo.
Il problema delle mascherine di Wish: le false dichiarazioni
In particolar modo all’Antitrust non è affatto piaciuto il modo in cui Wish pubblicizzava i propri prodotti.
L’e-commerce, infatti, ha sfruttato beceramente le paure delle persone per aumentare esponenzialmente le proprie vendite. Stando alle dichiarazioni dell’Antitrust, Wish avrebbe deliberatamente pubblicizzato affermando quanto segue:
«Alcuni prodotti (principalmente le mascherine filtranti) una specifica efficacia in termini di protezione e di contrasto nei confronti del Covid 19».
Si è trattato di un inganno dato che gran parte dei prodotti commercializzati non possono affatto garantire una simile efficacia, mancando dei controlli necessari a stabilirla.
In particolar modo le indagini procedono per stabilire se si è trattata di una mossa beceramente speculativa per aumentare smisuratamente il prezzo della merce a scopo fraudolento o meno.
Indagini che, come si è detto, hanno il compito di verificare l’effettiva qualità dei prodotti messi in vendita.

Ciò che si intende fare è impedire che si ripeta uno scandalo simile a quello di Marzo 2020, con casi in cui sia le mascherine chirurgiche che i dispositivi di protezione individuale venivano vendute, vista la penuria, a prezzi di gran lunga superiori al vero valore.
Si parlava, allora, di aumenti dei prezzi fino anche al 1000%.
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Non solo mascherine: i test kit di Wish
Tuttavia l’indagine non si ferma alle sole mascherine: l’e-commerce, infatti, è anche indagato per la vendita dei test kit, pubblicizzati aggressivamente come dispositivi capaci di analizzare la presenza o meno di anticorpi per il nuovo coronavirus nel sangue umano, nel siero e nel plasma.
Si tratta di dispositivi che sono stati ampiamente criticati dalla comunità medica in quanto i loro risultati sono poco attendibili e, anzi, potrebbero potenzialmente favorire il contagio grazie alla creazione di false opinioni e speranze nelle persone.
Un insieme di prodotti, dunque, che sono stati “gonfiati” da claim a scopo pubblicitario privi di fondamento e che sono giustificati da un notevole rincaro dei prezzi operato dalla piattaforma.
Un’operazione speculativa che non solo lancia un segnale negativo al Paese, ma costituisce anche un freno e un ostacolo alla ripresa economica del paese- Questo tipo di marketing, infatti, rischia di prevalere sulle offerte delle nuove aziende italiane produttrici di mascherine moda e chirurgiche.
Le mascherine messe in commercio da queste nuove aziende sono certificate e regolamentate e, diversamente da quelle di Wish, non sono oggetto di pretese fantasmagoriche circa la loro efficacia.
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L’intervento dell’Antitrust: si tratta di protezionismo?
L’intervento dell’Antitrust, dunque, non va assolutamente interpretato, come molti hanno suggerito, come una mossa protezionista. A sfavore di questa assurda tesi vi è la semplice constatazione che numerosi altri e-commerce non sono incorsi in accuse e indagini simili.
L’inchiesta, infatti, non mira all’articolo e al prodotto in sé (il commercio di mascherine è indispensabile per la lotta al Covid-19), quanto piuttosto all’operazione sottostante la sua vendita.
Fare marketing aggressivo e lasciarsi sfuggire false descrizioni dei prodotti solo per venderli ad un prezzo maggiorato costituisce non solo una profonda mancanza di comprensione della criticità di questi ultimi tempi, ma anche una truffa ai danni di tutte le persone.
Attualmente sono sotto esame la ContextLogic inc. e la ContextLogic B.V., ma l’Antitrust ci ha tenuto a precisare che maggiori controlli verranno effettuati su tutta la Rete nei prossimi giorni in modo da prevenire che cose simili possano accadere con altre realtà.
Dopo il sequestro di 36 offerte di vendita da parte della Guardia di Finanza, unità delle Fiamme Gialle, protrattasi nel mese di Marzo e le numerose ulteriori indagini aperte nei mesi successivi, continua a protrarsi l’obiettivo di garantire un mercato equo per tutti i dispositivi di protezione, lotta e prevenzione del contagio da SARS-Cov-2.